L'artigianato del telaio

Ultima modifica 12 gennaio 2018

Il telaio di Montemitro

Montemitro è noto per la lavorazione artigianale di tessuti realizzati con gli antichi telai. La tradizione prevedeva la coltivazione del lino e della canapa (per i tessuti più grezzi), da cui si ricavavano le fibre necessarie alla tessitura. Il lavoro era di competenza esclusivamente femminile: l’uomo si occupava solo della semina. Dalla nascita della pianta fino al tessuto completo, erano le donne ad occuparsi di tutte le fasi. In passato, infatti. saper tessere era una dote importante per ogni donna che aspirasse al matrimonio.

La semina (sijat) avveniva nel mese di marzo e, a giugno, il lino era maturo e pronto per essere sradicato (zgulit) e suddiviso in mazzetti (maciča). Questi mazzetti venivano lasciati al sole per qualche giorno ad asciugare (šušit). Una volta essiccati, i mazzetti venivano battuti per estrarre il seme. A questo punto il lino era pronto per essere macerato (močit) nell’acqua del fiume per una decina di giorni, sorvegliato notte e giorno per evitare furti. Dopo la macerazione, le fibre di lino si disponevano sulle sponde del fiume per farle essiccare (šušit). Il lino asciutto era pronto per essere passato alla gramola (trlica), che permetteva di rompere la corteccia più esterna.

Finita questa fase, le fibre venivano pettinate con una spatola che liberava la fibra dalle impurità, rendendola pronta per la filatura, realizzata con la canocchia (kudilja) e il fuso (vrteno). Per tutto l’inverno le donne, finiti i lavori domestici, dovevano filare e realizzare il filo necessario per ordire il telaio. I componenti necessari per mettere su un telaio (tkanje) sono: assi (krosna), subbio (vratilo), il forchetto d’arresto (zapinjač), i pedali (pedakje), i licci (liče), pettine (brdo), cassa (kas), navette (lavdice), cannucce (kaneluče), la striscia per l’inizio del telaio (gotoša) e lo strascico (stražin).

Per ordire il telaio si utilizzava il cotone (kotun), più resistente alla tensione, mentre per la tessitura veniva utilizzato il lino. È impossibile illustrare a parole l’orditura di un telaio poiché è solo l’esperienza che può affinare la comprensione di come i fili vengono mescolati, contati e misurati per ottenere l’ordito che andrà a riempire il subbio ed avviare il lavoro. Il giorno dell’orditura era quasi una festa, poiché il lavoro veniva svolto in strada, come ancora oggi, per avere lo spazio necessario per tener tesi tutti i fili. Il subbio completo veniva posizionato sul telaio, i fili erano fatti passare attraverso i licci e poi nel pettine, secondo calcoli frutto dell’esperienza delle donne. I fili venivano fissati ad una striscia di tela posta sul subbio anteriore, si regolavano i pedali e finalmente si poteva iniziare a tessere.

Lenzuola, tovaglie, cuscini, tovaglioli e asciugamani erano i lavori primari. Tuttavia, spesso venivano preparati orditi per tessere anche tele con disegni tradizionali, come il quatrigliè (kuatriljè), la palatese (pakatesa), “grani di pepe” (zrnja do papra), “occhio di pavone” (oč do pauna), “lisca di pesce” (škrima do rib) o il famoso serpitello (serpitjel), che è il disegno distintivo di Montemitro.

Ancora oggi, anche se il filato viene acquistato e non coltivato come in passato, i visitatori di Montemitro possono ammirare questa arte che vive grazie alle sapienti mani di alcune donne del paese.


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